Arrampicata Sportiva

Arrampicare ad Arenzano

Grazie all’alternarsi di tratti ricchi di vegetazione e crinali rocciosi e pareti a strapiombo, ad Arenzano è possibile praticare l’arrampicata sportiva, cimentandosi in qualche facile tiro di corda.
Vie attrezzate ottime per imparare ad arrampicare, in ambiente non di falesia, con uno splendido panorama sul mare nel Parco del Beigua.

Arrampicate

    Rocca Turchina

    Dettagli

    Altitudine (m): 650
    Dislivello avvicinamento (m): 500
    Sviluppo arrampicata (m): 160
    Esposizione: Sud
    Grado massimo: 4
    Difficoltà obbligatoria: 4
    Località di partenza: Campo

    Avvicinamento

    Da Arenzano si prende la statale Aurelia per Cogoleto, appena valicato prendere deviazione a destra per zona industriale Val Lerone e si prosegue per agriturismo Argentea superato il quale, dopo qualche tornante si raggiunge un parcheggino dove la strada finisce. Si imbocca a piedi una carrareccia erbosa che sale sulla destra (sbarra, segnavia ▲). Questa guadagna subito quota con alcuni tornanti, poi aggira uno sperone boscoso e, lasciata a destra la mulattiera della "Via diretta" al Monte Argentea (segnavia ☆) si inserisce, dall'alto, nel vallone del Rio di Lerca. Si prosegue con salita costante, fino a quando, prima che la carrareccia inizi a scendere, si abbandona il proseguimento della carrareccia per prendere una bella mulattiera sulla destra (seguire sempre segnavia ▲), che prosegue a salire per boschi e pietraie.
    Superato un primo rio, la mulattiera effettua un altro traversone in ripida salita e raggiunge poi l'alveo del piccolo Rio Cinè, oramai in vista della severa Cresta delle Segàge (h 0,50).
    Attraversato il rio, si lascia la mulattiera (grosso ometto su un sasso) per attaccare la ripida china erbosa a monte: seguendo i preziosi ometti di pietre e le discontinue tracce di passaggio, si rimonta l'aspro vallone (quasi un canalone) compreso fra la Cresta delle Segàge (a sinistra) e la Costa della Botte (a destra), entrambe irte di torrioni e spuntoni rocciosi. La salita è veramente ripida, ma la traccia aiuta: superata una piccola malagevole pietraia, si sale a sinistra di uno sperone roccioso fino quasi alla testata del vallone. Si rimonta una rampa erbosa a destra in direzione di un'evidente placca delimitata da due lunghi diedri; senza raggiungere la base della placca si devia a destra su una comoda cengia erbosa. Si segue per pochi metri la cengia verso destra, fino al piede di uno sperone roccioso sul quale si riconoscono gli spit (attacco presso una piccola nicchia rocciosa con cordone di sosta h 0,40 dal Rio Cinè).

    Note

    Tempo totale 5,00h circa di cui circa 2 ore la via.
    Difficolta AD (III+ un passo IV ).
    Via attrezzata, ottima per imparare ad arrampicare in ambiente non di falesia.
    Splendido panorama sul mare.

    Discesa

    • Si attacca lo sperone per rocce ripide ma appigliate (IV°), poi ci si sposta oltre uno spigoletto a sinistra e si risale una bella placca piuttosto verticale (III°+, qualche ciuffo d’erba) fino ad una comoda cengia erbosa (sosta su albero, diversi spit lungo il tiro 30mt);
    • Si sale un breve muretto fessurato (III°+, spit), poi si segue una cresta di grossi massi (II°) fino ad un comodo pianerottolo (2 spit di sosta, volendo tiro abbinabile al precedente 15mt);
    • Si scala una prima placchetta (III°+, spit) poi, oltre una piccola cengetta erbosa, si prosegue su un’altra placca (III°+ e III°, spit) fino ad una successiva cengia. (30mt eventuale sosta) Si supera un muretto verticale (IV°, chiodo, passo chiave), oltre il quale si risale un ripido pendio erboso tra due grossi massi fino all’ampia cengia che divide la parete a circa 2/3 d’altezza (sosta su albero 45mt);
    • Si attacca la grande placconata superiore, passando tra due alberelli: dopo un primo tratto abbastanza compatto (III°, due spit), la roccia si fa un po’ erbosa (II°) fino a sopra un terzo alberello dove si sosta (2 spit 30mt);
    • L’ultimo tiro si svolge lungo il filo di un aereo sperone che arriva direttamente in vetta (III° e II°): non ci sono spit, ma diversi spuntoni consentono ancoraggi intermedi. All’uscita un comodo spuntone piatto consente un ottimo ancoraggio. Con pochi passi verso sinistra si arriva in vetta alla Rocca Turchina (822 m, ometto di pietre, h 2,00 circa dall’attacco 30mt)

    Fonte: gulliver.it

    Scarpeggin Falesia

    Avvicinamento

    Dal casello di Arenzano dell'autostrada Genova Ventimiglia si va a destra e, dopo 300 m circa si gira nuovamente a destra, passato l'ospedale si giunge alla frazione Terralba. Qui s'imbocca (subito dopo una farmacia) a sinistra via Pecorara che sale ripida verso nord.
    Giunti a un bivio si va a destra in salita, seguendo le indicazioni per Centro ornitologico – case Vaccà fino al pian del Curlo dove si lascia l'auto.
    Da qui si prende lo sterrato in salita e, arrivati al bivio, evitare la strada a sinistra che porta al rifugio case Vacca e restare sulla strada imboccando il ripido sentiero sulla destra con due bolli rossi; esso raggiunge in breve il sentiero orizzontale marcato A rossa che si segue a destra e prende a salire verso la dorsale che nasconde il rifugio. In 10’ giunti in cima al crinale si vede il rifugio e la palestra con sotto il mare. Tempo totale 30-40’.

    Descrizione

    Palestra, recentemente attrezzata da istruttori del C.A.I. Ligure, è ideale per esercitazioni di arrampicata e manovre di corda. Un piccolo rifugio è alla base della parete, sorgente alla base. Numerose vie brevi di media difficoltà, spit resinati inox, soste con catena. Le vie sono tutte col grado massimo dato da uno o due passi, il resto sul quarto.

    • Costone poco prima del rifugio: 2 tiri sul sentiero, 15m, difficoltà sul 5, marcati con targhette “Titti” e “Gatto Silvestro”
    • Accanto al rifugio: da destra: 3c / 5b+ / 6b / 6c altezza delle vie sui 15 m
    • Masso sotto il rifugio. - Parete SE: 1 6a (15m) - Parete SW: da destra 6a+ / 5b / 5b+ (15 m) - Parete N: da destra 4 / 4 / 5a (5-7m)

    Fonte: gulliver.it

    Rocca dell'Erxo: Via Ni.Pa. (Nino Parodi)

    Dettagli

    Tempo totale: h 2,30 circa di arrampicata
    Dislivello: 150 m circa di arrampicata
    Difficoltà: ad- molto discontinuo (passi di iii°+/iv°)
    Materiale utile: corda da 30 m, casco, 7-8 rinvii, cordini e moschettoni
    Periodo consigliato: primavera e autunno

    Avvicinamento

    Dal casello di Arenzano dell'autostrada Genova Ventimiglia si va a destra e, dopo 300 m circa si gira nuovamente a destra, passato l'ospedale si giunge alla frazione Terralba. Qui s'imbocca (subito dopo una farmacia) a sinistra via Pecorara che sale ripida verso nord.
    Giunti a un bivio si va a destra in salita, seguendo le indicazioni per Centro ornitologico – case Vaccà fino al pian del Curlo dove si lascia l'auto e si seguono le indicazioni per il riparo Scarpeggin.
    Proseguendo oltre lo Scarpeggin, il tracciato asseconda la testata di un ampio vallone, poi si lascia a sinistra la traccia diretta al Passo della Gavetta (ometti e segnavia V, per proseguire in piano sul sentiero A che, con lungo percorso, taglia una serie di vallonetti (facili guadi) sul versante meridionale della Rocca dell’Erxo. Aggirato un costone, si guadagna quota con un paio di tornanti, quindi si passa al di sotto di un traliccio dell’alta tensione e, con un ultimo traversone, si giunge su un nuovo costoncino, dove, presso un pilastrino roccioso si trova l’attacco della via, segnalato da un grosso ometto a destra e da un fix sulla placchetta a sinistra (h 1,15 dal Curlo).

    Descrizione

    Si riporta qui la numerazione di tutti i tiri, anche se molti in realtà possono essere effettuati tranquillamente in conserva, vista la relativa facilità dei passaggi.

    • Si rimonta una breve placchetta fino alla base di un pilastrino, che si scala per una paretina verticale di circa 4 metri (III°+, 2 spit, 10 m, sosta sulla sommità del pilastrino).
    • Si prosegue sul filo dell’ampio costone erboso, del tutto facilmente, fino alla base di un grosso roccione: volendo è possibile aggirarlo per erba sulla destra, altrimenti si va a sinistra e lo si scala per uno stretto camino verticale molto caratteristico (8 m, III°, due spit di sosta sulla sommità);
    • Si prosegue per una buona traccia fra erba e roccette, in direzione di una vasta placconata nera incisa da un evidente diedrone bagnato (circa 100 m di sentiero). Si scala un primo facile gradino (passo di III°), quindi si prosegue nel diedro, umido e muschioso ma piuttosto rotto (III°) fino ad un forcellino con due spit di sosta (20 m, 2 chiodi vecchi e 3 spit). Per erba e scarse roccette si risale un pendio (segni bianchi) e si giunge alla base di un’altra balza nerastra (altri 30 m di facile sentierino);
    • Si attacca la balza da destra (III°, 1 spit), quindi si traversa sotto ad uno strapiombo umido (“passo del gatto”, III°) fino ad un terrazzino: da qui si prosegue verso l’alto lungo uno speroncino roccioso (II°, 2 spit) fino ad un masso con 2 spit di sosta (20 m);
    • Si prosegue per facile terreno erboso tendendo a sinistra fino alla base di un muretto (più in basso a sinistra una variante ugualmente segnata in bianco ma non attrezzata): si scala il bel muretto (III°, 1 spit) fino ad un pulpito roccioso dove si trovano due spit di sosta; trascurandoli, si prosegue per una bella placchetta (III°, 1 spit), quindi si continua lungo una facile crestina di grossi blocchi (II°, 1 spit) fino ad un tratto erboso e ad un grosso masso con 2 spit di sosta (30 m);
    • Si supera un primo gradino nerastro (III°+, 1 spit) quindi, dalla cengetta successiva, si affronta un breve strapiombo molto ammanigliato (IV°-, 1 spit) e si esce al pianerottolo di sosta con 2 spit (20 m);
    • Si prosegue lungo una facile cresta articolata (I°) fino alla base di un grosso masso, che si supera con un passo di III° (sosta con 2 spit, 30 m);
    • Si traversa a sinistra su erba per una decina di metri, fino all’attacco di un bel muro nero: si attacca a sinistra, superando un primo gradino fino ad una cengetta con piccola grotta (III°), quindi si traversa a destra e si attacca la bella placca tecnica (III°+, IV°-, 4 spit) fino alla sommità, dove si trovano i due spit di sosta (20 m);
    • Si attacca il successivo breve risalto per una rampa rocciosa a destra, che con bella arrampicata (III°+, 2 spit) consente di aggirare uno spigolo e di raggiungere la sommità del risalto stesso (2 spit di sosta). Si prosegue per facile terreno erboso (circa 20 m) fino alla base di un nuovo breve risalto;
    • Si attacca il risalto per una facile placchetta (II°), quindi con un nuovo tratto erboso ci si porta leggermente a destra, alla base di un corto caminetto che si risale (II°, 1 spit) fino ad un nuovo pulpito. Si prosegue nuovamente per tracce fino alla base di un corposo torrione nero (circa 50 m di sentiero);
    • Si attacca il torrione per una bella placca piuttosto ripida (III°+, 1 spit), uscendo su una prima spalla. Si prosegue per circa 10 m su erba fino alla base del torrione vero e proprio, sostando alla base del canalino che lo incide (sosta su masso, 20 m);
    • Si attacca il verticale torrione (una variante più facile ma non attrezzata risale il canale/camino direttamente dalla sosta): superato il primo risalto (IV°-, 1 spit), si monta su un umido pianerottolo, dal quale si attacca la sovrastante ripida e liscia placca (IV° e un passo di IV°+, 2 spit) fino alla sommità del torrione. Superata una sella rocciosa, un altro breve risalto di 2 metri porta al grosso masso con i 2 spit di sosta (15 m).
      Proseguendo per l’ultimo pendio, per facile terreno erboso (volendo, si possono salire ancora un paio di banali risalti, altrimenti per ripido pendio erboso) si giunge alla spalla dove sorge il caratteristico ricovero “Ai Belli Venti” (880 m, h 2,30 circa dall’attacco).

    Discesa

    Si segue il sentiero segnato “●●” che con strette svolte scende il ripido pendio occidentale della Rocca dell’Erxo, fra erba e radi alberi, fino al ben visibile Passo della Gavetta (h 0,15 dalla cima). Seguendo a sinistra il sentiero segnato con la “V”, si ritorna sulla “A” e, attraverso il Ricovero Scarpeggìn, nuovamente alla località Agueta (h 0,40 dal passo).

    Note

    La Rocca dell’Erxo (898 m) è una montagna prevalentemente erbosa situata nel Gruppo del Beigua, nell'entroterra di Arenzano, e costituisce una sorta di “anticima” al poco più elevato Monte Tardia di Ponente.
    La Rocca dell’Erxo presenta fianchi ripidi ma prevalentemente erbosi, ad eccezione di quello sudorientale, dove dai prati fuoriescono alcune modeste e fratturate strutture rocciose. Lungo questo versante un anziano ed affezionato alpinista arenzanese, Nino Parodi, ha tracciato nel corso degli anni una divertente (anche se un po’ discontinua) via di stampo classico, con difficoltà contenute ma in ambiente aperto, panoramico e su roccia in gran parte solida. La via è da sempre nota come “Ni.Pa.”, in omaggio al primo salitore.

    Fonte: gambeinspalla.org

    Argentea (monte) Speroni EST

    Avvicinamento

    A piedi da Arenzano attraverso vari sentieri di cui il più frequentato è quello che dal pian del Curlo (292 m), sopra Terralba, porta al passo della Gava, dove parte il sentiero segnato con 3 bolli rossi che conduce al ricovero della fonte Fasciun (973 m.). Dalla piccola costruzione, in direzione ovest si segue il sentiero lastricato (3 rossi) che taglia a mezza costa la vasta pietraia verso la Collettassa.

    In auto si raggiunge il passo del Turchino e si imbocca la strada provinciale SP73 che conduce al passo del Faiallo. Nelle immediate vicinanze dell'albergo del Faiallo inizia il sentiero AV dell'alta via dei Monti Liguri. Seguendo le indicazioni si arriva sullo spartiacque appenninico, al passo Vaccaria, si prosegue in direzione sud/ ovest sull'ampia dorsale panoramica. Raggiunta la Cima Pian di Lerca, dove sorge il rifugio Argentea, due le possibilità per raggiungere lo sperone basso:

    • in direzione sud si scende ad una sella a quota 940 (Collettassa), in direzione est il sentiero (3 bolli rossi) con andamento pianeggiante porta sulla pietraia.
    • si scende alla sorgente del Fasciun (ricovero). Dalla piccola costruzione, in direzione ovest si segue il sentiero lastricato (3 bolli rossi) che taglia a mezza costa la vasta pietraia verso la Collettassa.

    Descrizione

    Dal sentiero lastricato sotto lo sperone, si risale la pietraia raggiungendo il contrafforte roccioso, si attacca il primo risalto sulla destra fino ad un’ampia terrazza (15 metri). Si segue la cengia a sinistra e si risalgono le rocce gradinate ed erba raggiungendo un anfratto non visibile dal basso.
    Con bella arrampicata atletica si supera la lama frastagliata (III + chiodo) raggiungendo un ancoraggio.
    Con elegante arrampicata si superano le belle rocce arrivando sotto un pino dove si incontra il sentiero, lo si segue per una trentina di metri per poi deviare a sinistra raggiungendo la base dello spigolo alto dove dalla sosta iniziano quattro vie chiodate.
    Si arrampica sulla via di destra con passi di III + facilitati dagli ancoraggi presenti. Le due vie di sinistra (fessura e spigolo) sono più difficili. (IV e V) Al termine della fascia rocciosa in breve si guadagna la vetta.

    Note

    Sul versante orientale del monte, modesti speroni formati da un insieme di placche e anfratti rocciosi, permettono di salire in modo alpinistico e divertente l'ultimo tratto per raggiungere la cima.
    I brevi tiri presentano dei buoni ancoraggi naturali e/o su chiodi in concomitanza di nuove vie che si stanno attrezzando sui due contrafforti rocciosi.

    Argentea (monte) Cresta Lerbin

    Dettagli

    Altitudine (m):    500
    Dislivello avvicinamento (m):    250
    Sviluppo arrampicata (m):    400
    Esposizione:    sud
    Grado massimo:    3
    Difficoltà obbligatoria    3

    Avvicinamento

    Da Arenzano salire verso la zona industriale e di li per loc. Campo dove finisce la strada asfaltata lasciare l'auto e seguire la sterrata per pochi metri due tornanti prendere il sentiero marcato stella Bianca seguire per circa 40 minuti fino ad incontrare un pannello segnaletico, abbandonare la stella bianca e in falso piano direzione est nordest proseguire verso il rio Lerbin passarlo fino ad incontrare una panca di legno dove inizia la cresta che conduce sempre sul filo mai difficile fino alla Collettassa e volendo proseguire fino alla Vetta.

    Note

    Cresta molto semplice massimo terzo grado, facile e scolastica,
    tutte le difficoltà sono azzerabili e volendo si può trovare qualche bel passaggino....volendo in cordata si presta per progressione in Conserva con zone ben proteggibili su spuntoni e fessure
    piacevolissima nei periodi invernali o tardo autunnali con vista mozzafiato sul golfo.

    Discesa

    Tutta su sentiero Stella Bianca.

    Fonte: gulliver.it

    Scagiun da Lelua

    Dettagli

    N. Vie: 27
    Difficoltà: 3a/7b
    Altezza: 100 mt.
    Chiodatura: è stato riattrezzato con fittoni inox resinati

    Avvicinamento

    Accesso stradale: si esce al casello autostradale di Arenzano (A-10) alla rotonda girare a destra per Cogoleto(SS1), arrivati sul lungomare girare subito a destra (SP78), seguire la strada provinicale per circa 10km, dopo aver costeggiato sulla sinistra un campo da golf, si entra nell'abitato di Sciarborasca;
    girare a destra in via al Piano in corrispondenza della trattoria "In sciu punte" (è la prima via a destra che si incontra dopo il campo da golf) proseguire per 300m, in prossimità di una curva stretta a destra (che gira attorno ad una casa gialla) prendere una strada sulla sinistra, molto stretta, che dopo poco vi condurrà alla vasca dell'acquedotto dove è possibile posteggiare. Si segue il rombo rosso per il monte Rama per breve tratto. Al secondo cartello con indicazione palestra di roccia si abbandona il sentiero per scendere verso il fiume e poi risalire allo Scagiun.
    Tempo d'avvicinamento dal parcheggio 20 minuti circa.

    Note

    Forse il settore di arrampicata più bello nell'entroterra di Cogoleto, ambiente superbo, panorama splendido.
    Per la varietà delle vie questa parete è adatta a tutti, principianti ed esperti.
    I vari settori permettono di arrampicare per tutto il periodo dell'anno. In estate è preferibile il tardo pomeriggio.

    Fonte: falesia.it

    Costa dei guadi

    La Costa dei Guadi è un lungo sperone, in gran parte costituito da fitti boschi sui quali emerge un sottile crinale di turrite roccette, che si origina presso il Ponte Negrone, in Val Lerone, alla confluenza dei due principali corsi d'acqua della zona: il Rio Leone ed il Torrente Negrone. Da questo punto la cresta sale turrita, costituendo il versante sinistro idrografico del selvaggio Vallone dei Guadi, percorso dall'omonimo pittoresco rio. Il primo tratto della cresta, pur presentando già diversi affioramenti rocciosi (specie a nord-ovest), risulta assai discontinuo e molto disturbato dalla fitta vegetazione: partendo da più in alto, però, e precisamente dal recentemente ristrutturato Ricovero Sambuco, la risalita dell'articolato crestone risulta assai piacevole, con passaggi aerei e molto panoramici. In alto si incrocia, presso un colletto, il marcato sentiero A, che consente varie comode possibilità per il ritorno. La prosecuzione lungo la cresta, da questo punto in poi, perde di interesse, in quanto gradualmente questa si allarga a costone erboso ripido, faticoso e dalla vegetazione fastidiosa.

    Come un po' tutti gli itinerari di questo tipo, frequenti nel Gruppo del Beigua, le difficoltà variano molto a seconda delle linee di salita scelte, non essendo quasi mai (a parte in pochi punti) la via obbligata. Nella prima parte della via si incontrano alcuni piccoli ometti di sassi.

    Dettagli

    Tempo Totale: h 5,15 - 5,45 (di cui h 2,00 di arrampicata effettiva) a seconda dell'itinerario scelto
    Dislivello: 700 m circa (di cui 250 m circa di arrampicata)
    Difficoltà: pd/pd+ (a seconda della linea scelta) con passi di III° ed un tratto di IV°/IV°+ evitabile
    Materiale: Utile casco, eventualmente corda da 30 m, cordoni, qualche nut e friend
    Periodo: Consigliato dall'autunno alla primavera (evitando le giornate troppo fredde o ventose)
    Commenti: Bella salita, facile ma assai interessante e panoramica. I passaggi sono in gran parte non obbligati, ma nella parte alta della cresta non manca una certa eleganza di linee. La roccia, tenuto conto del genere di itinerario, è quasi ovunque buona. Il tratto di IV°/IV°+ è facilmente aggirabile.

    Avvicinamento

    Superato il ponte Negrone, da cui si possono vedere interessanti "marmitte dei giganti", si prosegue a destra, seguendo il segnavia I: "Sentiero dell'Ingegnere", un tracciato di fine '800 costruito per i lavori, mai portati a termine, di captazione delle fonti della zona per portare acqua potabile ai centri costieri. Il sentiero inizia a salire, dapprima con pendenze moderate di fianco al Rio Negrone, poi più ripidamente, alla base di curiose formazioni rocciose. Attraversato il rio più a monte verso sinistra, un'altra breve salita nel bosco conduce ai piedi della selvaggia gola del Rio Cû du Mundu: segnavia bianchi indicano il percorso di risalita nella gola, riservato comunque ad alpinisti esperti (passaggi di III° grado). Oltre lo sbocco della gola, il sentiero inizia a risalire, con lunga serie di tornanti, la ripida Costa du Môu, fra rocce e boschi: sull'opposto versante dello stretto vallonetto, gli umidi appicchi del tratto inferiore della Costa dei Guadi incutono una sensazione di repulsività diffusa.

    Si giunge così al punto dove, a destra, si origina una diramazione segnalata C5: trascurata dunque la prosecuzione del "Sentiero dell'Ingegnere", si segue quest'altro sentiero, che inizia a scendere gradualmente a mezza costa nel fitto bosco. Si attraversa prima il Rio du Môu presso una cascata (attenzione alle rocce viscide per via del salto sottostante) e, dopo pochi minuti, il più impetuoso Rio dei Guadi (breve corda fissa poco prima di scendere sul letto del corso d'acqua). Si riprende a salire dall'altra parte, sempre nel bosco, e si raggiunge la sommità del costone della Costa Guadi circa a metà del suo sviluppo, in questo tratto ampio ed alberato: una freccia di legno sulla sinistra ("panchina panoramica") e una scritta rossa su un masso ("Rio dei Guadi") indicano il punto dove abbandonare il sentiero.

    Ci si inerpica per una labile traccia a sinistra, rimanendo sul versante del Rio dei Guadi, uscendo in breve nella piccola radura dove sorge il bel Ricovero Sambuco.  All'estremità opposta della radura si prosegue lungo vaghe tracce (tacche rosse sbiadite) che risalgono il bosco in diagonale: costeggiata verso destra una barriera di cespugli, si raggiunge una selletta erbosa, nuovamente nel solco principale del Vallone dei Guadi. Trascurando la traccia che scende oltre la sella, diretta al rio, si prosegue per qualche decina di metri lungo una traccia a mezza costa, in lievissima salita, per poi abbandonarla e risalire a destra il breve ma ripido pendio boscoso che consente di raggiungere la base delle rocce della Costa dei Guadi. Si risale un evidente, breve canalino erboso che si insinua fra le rocce fino a raggiungere lo stretto forcellino cui fa capo (ometto). Sulla roccia a destra si trova un altro ometto, mentre a sinistra inizia la cresta vera e propria (h 1,00 dal Ponte Negrone, attacco).

    Descrizione

    Si risale l'erto pendio, per erba e roccette, mantenendosi all'incirca sul filo, fino ad uscire sulla sommità del torrione (ulteriore ometto). Si prosegue lungo il filo di cresta, in saliscendi (passi di II°), aggirando ora a destra, ora a sinistra, i brevi risalti un po' più ostici.

    Giunti sulla sommità di un torrione, che dall'altra parte precipita con una breve paretina verticale, si scende espostamente qualche metro a sinistra, per tagliare sotto la cuspide lungo una cengia via via più comoda che consente di toccare la successiva forcelletta erbosa scendendo lungo un'articolata crestina (II°).

    Si prosegue per il filo, nuovamente facile, con difficoltà di I°/I°+: dalle sommità dei numerosi spuntoni, o dalle poco profonde forcelle, si aprono panoramici scorci sul selvaggio Vallone dei Guadi, dove il rio precipita con spettacolari cascate in una gola rocciosa.

    Si attacca ora un risalto un po' più ripido, e con passi un po' più delicati (II°+/III°) si giunge ad una breccia fra un ardito spuntone inclinato ed un più corposo torrione. Si risale il ripido spigolo del torrione (III°, esposto, eventualmente assicurarsi a corda) e se ne raggiunge l'ampia sommità, costituita da grossi massi. Si scende dall'altra parte ad una forcella, si evita un pinnacolo scendendo lungo un canalino a sinistra e rimontando poi un breve pendio erboso per ritornare in cresta e si giunge alla base del tratto chiave della salita.

    Si rimonta un primo breve risalto (II°+), quindi si prosegue sul filo del crinale fino alla base dell'anfiteatro erboso racchiuso da due crestine parallele: traversando a sinistra, si può percorrere la cresta più affilata, con difficoltà di IV°/IV°+, mentre risalendo la cresta di destra, raggiungibile da diversi punti oltre lo strapiombante salto iniziale, le difficoltà non superano il III°. In un modo o nell'altro, con bella arrampicata su roccia più che buona, si esce alla selletta erbosa dove le due creste si incontrano nuovamente.

    Si continua ancora lungo la cresta di roccette, qui nuovamente facile () fino ad un ultimo torrione inciso da un ampio canale erboso: si sale per un tratto nel canale, poi si traversa a sinistra (attenzione, ripido!) fino ad afferrare una fra le due cenge diagonali che conducono sul filo della cresta. Si risale la cresta, di ottima roccia rugosa, con passi di III° fino alla sommità del torrione, da dove appare la traccia trasversale del sentiero A, che taglia in orizzontale la successiva forcella boscosa. Scendendo per grossi massi, e quindi per un breve camino verso destra (II°), si raggiunge velocemente la forcella e la sede del sentiero (h 2,00 dall'attacco).

    Discesa

    Si segue il sentiero A verso destra, dapprima in leggerissima salita, poi in piano. Alternando panoramici tratti scoperti ad altri in un fresco bosco, si prosegue a mezza costa, si supera il modesto Rio da Zinzæa (pochi metri prima del rio stacca a sinistra la labilissima traccia per il Baro da Zinzæa) e, aggirato un nuovo costone, si incontra lo stacco a destra del "Sentiero di Rocca Spaccà" (cartello segnaletico in legno, h 0,30 dalla fine della via).

    Si scende per questo sentiero, che dapprima si mantiene sul filo di un costone fra i pini, quindi inizia a scendere con alcune decise svolte (vegetazione a tratti fastidiosa). Superati alcuni alberi caduti, si giunge presso la Rocca Spaccà, un grosso roccione inciso da una profonda fenditura (quasi un canyon roccioso) in cui si insinua il sentiero (rozzi scalini in pietra). Oltre questo caratteristico passaggio, si prosegue la ripida discesa nel fitto bosco fino ad intercettare l'ampio sentiero C2 (h 0,20 dallo stacco del sentiero), che unisce il Passu du Figu con la località I Ruggi.

    Si segue il sentiero verso destra, si taglia nuovamente il Rio da Zinzæa (tubo dell'acqua) e si raggiunge in breve lo stacco del sentiero C5 (h 0,15 da dove si intercetta il sentiero C2, palina).

    Quindi scendere decisamente a sinistra, lungo il segnavia C2, fino al Passu du Figu, e da qui al Ponte Negrone e alla macchina attraverso l'Oasi del Castagno.

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